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Haftar conquista il campo petrolifero dell’ENI. La nuova Libia parlerà francese

Feb 22 2019
Tatiana Basilio

Alla fine è successo: il generale Haftar, sostenuto dalla Francia, ha catturato El Feel, il principale campo petrolifero onshore dell’ENI in Libia.

Dopo aver occupato Sheba, il capoluogo del Fezzan, e il campo petrolifero di Sharara, il sedicente Libyan National Army ha preso possesso di El Feel senza combattere. Le forze fedeli al Governo di Accordo Nazionale (GAN), il solo riconosciuto dall’ONU, inferiori militarmente hanno ceduto il campo evitando lo scontro con le preponderanti forze di Haftar. È lo stesso copione che abbiamo visto a Sharara e in altre occasioni. Del resto negli ultimi anni l’LNA ha potuto dotarsi di nuove armi, veicoli blindati e aerei, in barba all’embargo internazionale e forte del supporto politico e militare di Francia ed Emirati Arabi Uniti ha potuto prima occupare l’intera Cirenaica e, dallo scorso gennaio, lanciare una vasta offensiva per la conquista anche del Fezzan.

Solo le locali tribù Tebu, sostenitrici del GAN e in ottimi rapporti con l’Italia, si sono concretamente opposte al LNA. Del resto ne va della loro vita, dato che Haftar ha reclutato milizie appartenenti a tribù storicamente nemiche dei Tebu e intenzionate a occuparne i territori.

Ieri (21 febbraio) l’LNA e i suoi alleati hanno attaccato anche la cittadina di Murzuq, arrivando a occuparne il centro cittadino e uccidendo Ibrahim Mohammed, il capo della sicurezza della città, per poi ripiegare in periferia in seguito alla reazione delle milizie Tebu che, però, avrebbero subito ingenti perdite. L’LNA sta conducendo operazioni anche a Ubari (vicino a Sharara) e presto tutti i centri abitati del Fezzan saranno in mano ad Haftar.

I Tebu hanno inviato una delegazione a Tripoli chiedendo al GAN di intervenire e alla missione ONU in Libia (UNSMIL) di fermare quella che hanno definito “una pulizia etnica”.

L’LNA afferma di combattere contro stranieri di al Qaeda, ISIS e ribelli ciadiani, mentre in realtà sta combattendo le tribù che hanno finora aiutato l’Italia a salvaguardare i propri interessi e occupando le infrastrutture dell’ENI.

Privo di un forte supporto da parte dell’Italia, il Governo di Accordo Nazionale non è in grado di organizzare un’adeguata resistenza all’avanzata dell’LNA che presto si troverà alle porte di Tripoli. Haftar potrà così sfruttare l’imminente Conferenza Nazionale della Libia per mettere la comunità internazionale di fronte al fatto compiuto e le elezioni previste entro l’anno saranno una farsa che sancirà l’incoronamento di un nuovo raìs che, a differenza di Gheddafi, non favorirà più l’Italia, bensì la Francia. Presto Parigi potrà festeggiare il raggiungimento dei reali obiettivi strategici per i quali nel 2011 ha approfittato del vento della “Primavera Araba” per abbattere il regime di Gheddafi: sottrarre all’Italia l’influenza sulla Libia e far passare a Total le concessioni dell’ENI.

Le attività dell’ENI in Libia contano per circa il 20% del fabbisogno nazionale italiano di idrocarburi e per il 33% del fabbisogno di gas. Vogliamo regalare tutto questo alla Francia?

Il governo italiano deve intervenire subito! È fondamentale sostenere il GAN in ogni modo possibile, anche militare. Bisogna attivare i canali diplomatici per ottenere il supporto degli Stati Uniti, che si sono già dichiarati dalla parte del GAN, e magari negoziare con gli Emirati Arabi Uniti, con i quali l’Italia ha sempre avuto ottimi rapporti, per spingerli a cessare il proprio sostegno ad Haftar, l’aspirante dittatore con il quale la Francia sta scippando gli interessi nazionali italiani in Libia.

Tatiana Basilio



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